Si è fatto un gran parlare, negli ultimi tempi, di “Great resignation”, l’espressione con cui si indica l’abbandono del posto di lavoro attraverso dimissioni volontarie. Si tratta di un fenomeno esploso negli Stati Uniti a inizio 2021 che poi si è diffuso a livello internazionale, con impatti rilevanti in molti Paesi. Una tendenza che sembra non volersi arrestare: una recente analisi compiuta dalla nota multinazionale di consulenza strategica McKinsey stima, infatti, che nei prossimi mesi più del 40% dei lavoratori a livello mondiale sarà intenzionato a cambiare lavoro.
Great resignation in Italia: la situazione nel nostro Paese
La Great resignation colpisce anche nel nostro Paese: secondo le rilevazioni del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, quasi mezzo milione di italiani ha dato le proprie dimissioni tra aprile e giugno 2021. A questo dato generale si aggiungono quelli del Workmonitor, un’indagine semestrale svolta in 34 paesi da Randstad, una delle principali agenzie per il lavoro al mondo, secondo cui il 29% degli italiani cerca attivamente un nuovo impiego. Ma questa percentuale sale al 38% per i giovani nella fascia di età dai 25 ai 34 anni. A spingere molti giovani di questa età a presentare le dimissioni è soprattutto il divario generazionale tra loro e i vertici aziendali, spesso occupati dalla generazione “baby boomer” con priorità nettamente diverse: questi ultimi, infatti, sono concentrati soprattutto sul lavoro, mentre i giovani mettono al primo posto la propria felicità e soddisfazione personale.
Le cause delle grandi dimissioni
Ma l’insoddisfazione lavorativa non è un fatto che riguarda soltanto i giovani. Sono sempre più numerose, infatti, le persone che decidono di lasciare il lavoro e cambiare vita anche in assenza di un’alternativa. Come mai? Le motivazioni risiedono principalmente nel volersi autorealizzare e avere un migliore work-life balance. Infatti, tra le cause principali di dimissione dal lavoro vi sono:
1. Mancato riconoscimento del proprio impegno
2. Assenza di opportunità di crescita e sviluppo
3. Eccessiva pressione sui risultati a scapito del benessere
4. Carico di lavoro eccessivo e oltre orario
5. Attività non in linea con le proprie attitudini
6. Burnout lavorativo: esaurimento da troppo lavoro

Employee retention: strategie per trattenere i talenti
In che modo gli imprenditori possono fronteggiare il fenomeno delle grandi dimissioni? Attraverso l’employee retention, cioè la capacità di un’azienda di trattenere i talenti. Per iniziare può essere utile calarsi nei panni del collaboratore e comprendere le sue aspettative. Crescita professionale, opportunità di carriera, equilibrio tra vita privata e lavoro, coerenza tra ruolo e attitudini personali rientrano nei bisogni chiave dei lavoratori.
Come soddisfarli? Per mantenere alto il livello di motivazione e di ingaggio del proprio team, la formazione continua è una delle strategie vincenti. Attraverso il lifelong learning, o apprendimento permanente, le aziende possono soddisfare le esigenze dei loro dipendenti e, al tempo stesso, innovare e svilupparsi. La formazione in azienda, infatti, permette di:
1. Aggiornare in maniera costante le competenze
2. Valorizzare e sviluppare il potenziale di ogni persona
3. Rafforzare la motivazione e il senso di squadra
4. Creare spazi di confronto e condivisione tra ruoli diversi
5. Raccogliere nuove proposte e idee innovative
Oltre la strategia: le persone al centro
Per evitare il turnover, che per ogni azienda oltre alla perdita di talenti e di personale formato rappresenta anche un costo, è fondamentale rafforzare l’attenzione reale per le persone, monitorando il loro livello di benessere e di soddisfazione. L’ascolto dei propri dipendenti con appuntamenti periodici, le attività di team building, i feedback strutturati per riconoscere il lavoro ben fatto e dare spunti di sviluppo, possono essere grandi incentivi nella direzione del benessere e della motivazione. È, inoltre, importante lasciare spazio di espressione ai talenti creando occasioni in cui possano proporre idee e iniziative. Infine, se ci si accorge che il carico di lavoro è eccessivo o che il team sta passando un momento di difficoltà, è fondamentale lasciare tempi di recupero e offrire il giusto supporto.

Benessere lavorativo e formazione continua per il team
Un atteggiamento simile non può che portare vantaggi anche all’attività imprenditoriale: in un’impresa attenta al benessere, alla motivazione e alla formazione continua, i dipendenti raggiungono più facilmente gli obiettivi aziendali.
Poiché ogni azienda ha delle caratteristiche uniche, per scoprire quali soluzioni formative possono funzionare meglio per il tuo team, puoi rivolgerti a Pink Factory Academy. Ci occuperemo di ideare un percorso personalizzato che garantirà, al tempo stesso, risultati e benessere.
Miriam Bruera
Founder Pink Factory Academy